Quella di Giampaolo Russo (Zurigo 1974) è una pittura tonale, materica e di chiara impronta figurativa.

Punto di partenza nel lavoro di Russo, non a caso, è la natura presa dal vero. Le sue opere, molto dense, insistono sulle persone o sui paesaggi, spesso luoghi appartenenti al vissuto dell’artista, comunicano un senso di malinconia. Nelle sue opere compaiono suggestioni mediterranee del sud, in particolare del territorio di Lecce nel quale l’artista è cresciuto.

Dalle stesure cromatiche emergono figure quasi indefinite, cristallizzate dai segni e dai colori. Le immagini sembrano sgretolarsi quasi in un tentativo di smaterializzazione.

Un tipo di pittura che può ricorda i dipinti dell’ultimo Cézanne, nei primissimi anni del Novecento, dove le forme erano costruite mediante accordi e contrasti di colori distribuiti a pennellate vigorose e piatte, mentre i contorni erano labili se non dissolti. Anche nelle opere di Russo, inoltre, si nota come i vari colori che scandiscono il paesaggio si insinuino in spazi e zone differenti.

L’utilizzo poliedrico delle superfici indica una sperimentazione materica. Il lavoro di Russo pare operato sulla stratificazione della pittura, che subisce una serie di operazioni con diversi utensili. La pittura si fa sempre più materica e tridimensionale avvicinandosi così alla scultura e richiamando effetti reperibili, per esempio, nell’opera di Alberto Giacometti.

Tommaso Lonedo (Schio, maggio 2024)