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Natalia Shchedrova

Fare un segno con una matita, una punta di incisione o un pennarello è una sfida continua ad individuare, conquistare, disegnare uno spazio, uno spazio fragile e in continuo mutamento. Il tempo lo consuma. E' come un sentimento di bellezza liquida, un'immagine che si immerge e sfugge in continuazione nell'arco della vita. E' simile alla vista di uno splendido pesce che mostra per un attimo il suo fianco scintillante, dove ogni squama riflette un piccolo sole: in un attimo guizza vicino alla superficie dell'acqua per mostrarsi e subito dopo sparisce nella profondità dell'acqua scura. Questo ricordo lontano mostra, in modo sempre diverso, il suo volto mutabile ma riconoscibile, come un cristallo con infinite sfaccettature.

A questo spazio, all'immagine che cerco, ho dato il nome di "casa", un concetto che va ben oltre i confini delle pareti per diventare luogo, spazio fisico da abitare, non solo con il corpo, ma anche con il pensiero, i sogni, i desideri: una visione che va lontano. La "casa" per me non è un insieme di descrizioni dettagliate di spazi e stanze, ma uno spazio dove il tempo assume un concetto di durata. Se la vediamo come la struttura di un testo, è abbastanza frammentaria, è un sistema aperto in continuo mutamento, è effimera: descrive spazi ma non troppo, conserva la sua penombra, evita definizioni troppo logiche e conclusive, lascia spazi vuoti per poter immaginare.

 

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To make a drawing through a pencil, an engraving tool or a marker is a continuous challenge to identify, conquer and design a space, a fragile and constantly changing space. Time consumes it. It is like a sensation of liquid beauty, an image that continually plunges... and escapes throughout life. It is similar to the sight of a splendid fish showing its glittering side for a moment, where each scale reflects a small su: in an instant, it darts close to the water surface to reveal itself and immediately after it disappears into the depths of the dark water. This distant memory shows, in an ever changing way, its changeable but recognizable face, like a crystal with infinite facets.

I have called this space, this image I am looking for, with the name of 'home'. It is a concept that goes beyond the borders of walls to become a place, a physical space to be inhabited, not only by the body, but also by thoughts, dreams, desires. This vision goes very far. For me, home is not a description of spaces or rooms, but a space where time takes on a concept of duration. If we see it as the structure of a text, it is a quite fragmentary one, it is an open system in continuous change, it is ephemeral. Home describes spaces but not too much, it retains its penumbra, it avoids definitions that are too logical and conclusive, while leaving empty spaces to imagination. 

La passione per l’architettura religiosa, l’abilità nel disegno, monocromatico o abbinato all’acquerello, e la predilezione per i toni scuri sono elementi caratteristici dell’arte di Natalia Shchedrova. Tali elementi contribuiscono a proiettare i suoi soggetti verso una dimensione quasi simbolica.

Nei suoi disegni Shchedrova combina il rigore dell’architettura con la libertà del segno grafico. Le architetture, gli interni e i paesaggi che rappresenta si rivelano svuotati dell’elemento umano ma, contemporaneamente, palpitanti di energia. Le emanazioni vitali sono date dai segni e dai grovigli di linee, che reinventano le percezioni delle chiese, i cui elementi architettonici agli occhi dello spettatore sono facilmente associati agli elementi naturali, quali la pioggia o i fusti degli alberi.

Nei disegni di Shchedrova le linee ossessive, che sembrano proseguire al di fuori della superficie del foglio, e gli intrecci di segni ci mostrano edifici e interni che inizialmente possono sembrarci strani e un po' inquietanti, ma che, all'improvviso, riusciamo a riconoscere, anche se ciò che l’artista ci ha mostrato non è l’edificio in tutti i suoi dettagli, che sia la navata di un duomo tardogotico o un tiburio rinascimentale, ma uno dei suoi volti, forse quell’immagine esclusiva che solo l'artista vede e che riesce a ricreare esclusivamente sulla carta.

 

Tommaso Lonedo (Schio, maggio 2024)

Biografia 
foto Natalia Shchedrova.jpg

La mia biografia attraverso “la collezione delle scale”.

1977- la nascita di una scala in legno della terrazza nella casa dei miei nonni. Prima
misurata con i passi in braccio dei miei cari, poi “a quattro zampe” da me. /Volsk, piccola
cittadina russa sul fiume Volga
1980- quattordici gradini di una scala con un corrimano largo e lucente, i gradini di
cemento decorato con pietre di vari colori. /Kiev.
1990- la scala stretta di una palazzina prefabbricata con una finestra quadrata e un
uccello sul davanzale fuori. /Snegiri, regione di Mosca
2001- la scala di una casa storica in centro con "vani scala-musei" degli oggetti
dimenticati dagli inquilini: slittini, sci, biciclette, bauli di legno. /Mosca.
1993- la scala che porta giù, in uno studio d'arte privato al seminterrato. La finestra che
guarda sul marciapiede di una strada con un continuo passare dei piedi ritagliati dai
corpi. /Mosca. Ordynka
1996- la scala larga del centro dell'Accademia di Architettura di Mosca, dove mi fermo
per chiacchierare. Studio l'architettura, l'urbanistica e il restauro, disegno progetti con un
forte carattere grafico-letterario, con un concetto filosofico, accompagnato dal testo di una
storia immaginaria. /Mosca
2001- le varie scale degli studi di architettura servono non solo per camminare. Lavoro
come architetto su progetti di varia scala: design di interni e direzione lavori di centri
commerciali, progettazione di edifici residenziali, pubblici, scuole, ville e ristoranti, uffici.
Uso il vano della scala di sicurezza degli studi per fumare da sola di nascosto, perché mi
vergono, anche se sono già molto grande. /Mosca
2006- ripida scala in legno laccato in una casa di cortile lungo la ferrovia. La scala più
bella della mia collezione. La prima scala del mio figlio nato nel 2016. /Codogno
2009- la “scala sonora” con gli echi del corpo universitario in Bovisa, Politecnico di
Milano. Nel marzo 2012 conseguo il corso di dottorato in Composizione Architettonica con
una tesi legata all'architettura religiosa. /Milano
2020- la “scala immaginaria”, scala piana che percorre i disegni e le incisioni durante i
miei studi presso l'Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, dove mi laureo in Grafica
d'Arte con una tesi legata ai diversi modi di vedere ed interpretando il concetto della
“casa”. /Milano
2019-oggi: scala chiocciola verso un sottotetto per fermarmi e pensare. Si può abitare una
scala? /Codogno


Contatti 

natalia.shchedrova@gmail.com

Instagram: nataliashchedrova_

Video Diario di un cantiere (2021): https://youtu.be/Nsw8ACTeuVY

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